Wednesday 9 November 2011

Essere...

La verita’ e’ che nel momento in cui la mente smette di essere uno strumento di cio’ che siamo per diventare quel che siamo, si consuma una separazione. In senso cristiano il peccato originale e la cacciata di Adamo dal paradiso terrestre ne sono metafora. Ma il discorso non ha necessariamente bisogno degli schemi di una religione per essere improntato. Le religioni sono dei potenti segnali che puntano alla verita’. L’errore dell’uomo e’ quello di confondere cio’ che punta alla verita’ con la verita’. E’ questa la causa di distorsioni e fanatismi. In fin dei conti cio’ che siamo esiste in una dimensione che trascende la forma e dunque e’ impossibile descriverlo nella dialettica (che e’ per definizione un’espressione della forma). In questo senso non esiste descrizione corretta e da qui’ l’impossibilita’ dell’uomo immerso nella sua identificazione col raziocinio e le emozioni della mente, di considerare e conoscere la sua vera natura. Forse e’ questo che Albert Einstein intendeva quando famosamente disse: “i problemi non possono essere risolti al livello logico in cui sono stati creati” (o qualcosa di simile). Questa ne e’ l’estrema conseguenza in quanto non esiste un livello logico superiore che possa servire a conoscere l’essere. La mente, con il suo discorso incessante e ripetitivo nel quale ci identifichiamo, non e’ un mezzo per comprendere cio’ che siamo. Infatti la mente ne e’ l’obliterazione ed e’ solo attraverso la capacita’ di liberarsi dal rumore della mente che si puo’ conoscere (non comprendere) la propria essenza. Cio’ non significa negare la mente nella sua utilita’ o nelle sue meravigliose manipolazioni a livello della forma. Significa imparare ad usare la mente senza esserne dipendenti. E’ come dire: posso usare la mia mente ma non devo. Il concetto si ritrova pari pari nelle culture orientali del buddismo o nella cultura zen. Nel cristianesimo e’ l’estasi che alcuni raggiungono attraverso la preghiera. E’ cos’e’ altro la preghiera se non un mezzo per sopire la mente attraverso l’espressione mnemonica di una formula linguistica che attiene a quanto di piu’ lontano ci sia dalla realta’ tangibile della forma? Lo stesso dicasi dei mantra buddisti. Ci sono infatti studi sul ritmo cardiaco durante la preghiera che dimostrano come lo stato di preghiera profonda induca il grado di aritmia cardiaca ottimale (la frequenza cardiaca ha un elemento caotico che e’ fondamentale per la salute del sistema cardiocircolatorio). E’ insidioso introdurre un fattore temporale in quanto i contenuti della nostra mente sono il risultato della vita passata ma liberarsi di esse richiede solo un istante nel presente. Dunque, il primo passo negli schemi della forma verso l'essere (se proprio vogliamo fallacemente definire dei passi) e’ sospendere il proprio giudizio e trattenere l’ipotesi che sopire la mente e’ l’ingresso a questa dimensione che trascende la forma e che definisce il nostro essere.

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