Friday 24 May 2013

La pace virale...

Uomo: “donna, mi dispiace tu debba vedere questa morte violenta”

Donna: “lo so”

Uomo: “allora cosa vuoi”

Donna: “voglio solo confortare la tua vittima ma prima volevo dirti che ti voglio bene per la tua umanità che neppure il tuo atto barbarico e' riuscito a sbiadire”

Questo dialogo immaginario tra un assassino nelle strade di Londra ed una donna, si potrebbe ripetere, che so, pensando ad un soldato serbo ed una donna bosniaca oppure a un soldato alleato ed una donna irachena dopo un'incursione aerea che ha sterminato il suo villaggio.

Lo so, mi direte che è un dialogo ridicolo, senza senso ne possibilità. Eppure dobbiamo farci delle domande, perché è inutile far finta di niente o all'opposto mettersi contro con tutte le nostre forze, militari e non.

Gli assassini di Woolwich hanno agito in nome del loro Dio, quello della religione musulmana e chiunque viva nel Regno Unito sa che i loro atti non hanno nulla a che vedere con la cultura islamica. Una comunita di persone laboriose e miti che costituiscono una parte importante del tessuto sociale di questo paese.

Gli eventi di Woolwich sono stati definiti un "game changer", un cambio di gioco. Non più azioni organizzate di celle co-ordinate magari anche alla lontana da un'architettura centrale. Sono terroristi fai da te, uno sicuramente cristiano di nascita e non di origine araba. Agiscono sulla base di un messaggio per metà religioso e per metà politico ma sono nati tra noi, certamente più britannici di me che ci vivo da un po' e tanto britannici quanto chiunque sia nato su queste isole. E terrorismo "virale" che si diffonde attraverso la capillarità dei social network che ancora una volta hanno fornito con velocità spaventosa ed accuratezza più che accettabile la cronaca dei sanguinosi fatti.

E' difficile intravedere la soluzione da dentro. Com'è difficile per un pesce capire l'acqua. Eppure ogni tanto una bollicina parte, magari da qualche carcassa in putrefazione sul fondo e ci lascia perplessi mentre l'esperienza che di cio' che ci avvolge cambia.

È vero, la consapevolezza di ciò che accade sul pianeta cresce e purtroppo c'è chi decide di usarla per prendere la strada della barbarie. Dunque, cercheremo di limitare la libera circolazione di informazioni in rete? Sarebbe un'occasione persa. Perché la crescita di consapevolezza delle nostre coscienze e' il seme di un antiterrorismo antitetico a quello di woolwich, fatto da persone che agiscono secondo coscienza, senza bisogno di violenza. Quello delle donne che mercoledì scorso hanno fatto qualcosa che si avvicina a quel dialogo immaginario. Senza avere paura di confortare un giovane ragazzo dilaniato dalla violenza, guardarlo negli occhi mentre si spegne e raccogliere gli ultimi sprazzi della sua grandezza umana. Andando a parlare con uno dei carnefici, dandogli attenzione, trovando un altro essere umano che dietro l'intossicazione di un ego malato, conserva la stessa sostanza vitale di quella vittima.

La terza donna e' quella che ha sparato. Mi piace pensare che abbia sparato cercando di non uccidere ma prendendo un'azione risoluta rispetto ad una situazione così difficile e pericolosa. Perché abbiamo passato mezzo secolo ad incoraggiare le donne a diventare più uguali agli uomini quando forse saremmo noi uomini a doverci avvicinare un bel po' al loro modo di essere.

Esiste solo una cura: l'amore ed il rispetto per la vita umana che non può essere toccata in nome di un Dio personale, che si chiami Allah o petrolio, Brahman o denaro, Geova o scienza o "protezione del nostro modello di vita". Ogn'uno di noi può prendere questa decisione dentro di se' sia quando tutto va bene che di fronte alle avversità. La pace nel mondo non sarà raggiunta per gli atti eroici e risolutivi di una parte (il sedicente bene) contro un'altra (il presunto male). La pace nel mondo sarà una pace virale, una proprietà emergente del pianeta, un salto evolutivo delle nostre coscienze. L’aveva detto Ghandi "Siate il cambiamento che volete vedere nel mondo"

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